I PESCATORI DI BALENE
§Erano tredici, meno grandi dei bufali e dei buoi comuni, ma d'aspetto ferocissimo, col loro lunghissimo pelo color bruno scuro che scendeva quasi
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bacco! Mi par di essere un uccello preso col vischio. Largo! Largo! Si mise a spazzare la neve colle mani e dopo qualche minuto scorse un braccio che
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polo. Vuole vincere la scommessa a qualunque costo. - C'è una scommessa - chiese il fiociniere. - Sì, e molto grossa. - E con chi,tenente? - Col
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che la fortuna avrebbe finito col volgersi contro di noi. Ci aveva protetti troppo in questa campagna, che per ogni altro sarebbe stata fatale
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o settanta tonnellate dì eccellente olio, senza contare quel prezioso liquido conosciuto col nome di bianco di balena che portava nella testa. Il
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aveva perduto un millesimo della sua tranquillità, vi era già. - Perduti? - gli chiese il capitano col denti stretti. - Forse no! - rispose con voce
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sulla gran lampada e battendole e ribattendole col rovescio delle scuri, anche i pattini furono ottenuti e collocati a posto. - Speriamo che resistano
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? - Assalitelo. - Non si chiuderà il canale che apriremo, col freddo che fa? - Speriamo che ciò non accada. Non abbiamo che due gradi sotto zero. Mano alle
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asciutta, poi, dopo aver raccomandato al fiociniere di fare altrettanto col secondo fucile, per tenersi pronto a qualunque evento, s'allontanò
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ardore, contò sei casse contenenti non meno di duecento chilogrammi di biscotto, due barili di carne secca ridotta in pemmican col sistema indiano, un
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passi più lontano col fucile fra le ginocchia. Il primo quarto passò senza incidenti, ma durante il secondo l'orsa si mostrò sull'orlo della palude e si
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massa. Mandò un'ultima e più acuta nota, indi sollevò la testa mostrando la sua immensa bocca, poi si rovesciò sul dorso e rimase immobile col ventre a
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copriva, onde non finisse col crollare. Per meglio riparare, poi, la nave dal vento che ammucchiava contro di essa una grande quantità di neve e
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, ametiste e diamanti di grande splendore. II "Danebrog" non provò gran fatica ad aprirsi il passo col suo solido sperone di acciaio e spinto da un
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. Ritto in mezzo alla capanna, col capo in aria, gli occhi fissi sulla volta, colla bocca sbarrata, pareva che attendesse qualche cosa. Un leggero
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le strida delle procellarie. Il "Danebrog", guidato dall'abile mano di mastro Widdeak, si comportava valorosamente, fendendo le onde col suo acuto e
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avevano piantato nei crepacci i loro nidi. Guai se uno di essi avesse urtato, con quell'impeto, i fianchi del vascello! I marinai, pallidi, col
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un rapido colpo di coltello la scannò. La morte fu quasi istantanea. Il tenente si avvicinò col ramo acceso e la osservò con curiosità. Era una
Accademia della crusca
